La vision è fondamentale. Tu ce l’hai?

In un periodo così caotico come questo, dove i confini del business si fanno labili, le forze che plasmano il mercato sono in continua mutazione e le spinte verso il futuro (es. Digital e AI) sconquassano le organizzazioni, è necessario innovare profondamente il modo di fare impresa. Ma la domanda che sorge è come faccio a cambiare tutto senza diventare qualcos’altro?

Servono dei punti fermi per non essere trasportati dagli eventi, per non perdere la bussola e capire come orientarci. Abbiamo bisogno di una stella polare con la quale orientare la navigazione verso il futuro.

Come fanno aziende come Apple, 3M, P&G o Disney a mantenere il successo così a lungo? Grazie alla loro vision.

Come ci spiega James Collins, “le aziende che godono di un successo duraturo hanno dei valori fondamentali e uno scopo fondamentale che rimangono fissi, mentre le loro strategie e pratiche aziendali si adattano all’infinito a un mondo in costante evoluzione”.

Queste aziende sanno che possono verificarsi cambiamenti anche radicali nelle loro strategie o pratiche operative, ma questo non significa perdere lo spirito originale che dà il senso stesso all’azienda.

Le imprese di successo sanno identificare e gestire ciò che non dovrebbe mai cambiare e ciò che, invece, dovrebbe essere aperto al cambiamento. Questa capacità non è molto comune ed è legata ad un fatto: la capacità di sviluppare una visione.

Come è fatta la Vision?

La visione è costituita da due componenti che si integrano l’uno con l’altro:

  1. l’ideologia centrale
  2. il futuro immaginato.

L’ideologia centrale definisce un’identità che va oltre i cicli di vita del prodotto o del mercato e anche dei singoli leader: è ciò che rappresentiamo e perché esistiamo. Il futuro immaginato è invece ciò che aspiriamo a diventare, a raggiungere, a creare: qualcosa che stimola continui progressi per essere raggiunto.

1. L’ideologia centrale

L’ideologia centrale è costituita a sua volta da due parti: valori fondamentali e scopo principale (purpose, di cui si parla spesso oggi) che sono le ragioni dell’esistenza dell’organizzazione.

I valori fondamentali sono i principi essenziali e senza tempo di un’organizzazione, quei valori che non richiedono giustificazione esterna perché hanno un valore intrinseco e sono importanti per coloro che sono all’interno dell’organizzazione.

Ad esempio, il valore dell’immaginazione della Walt Disney Company non deriva dalle esigenze del mercato, ma dalla convinzione del fondatore stesso. Per Bill Hewlett e David Packard, il rispetto per l’individuo era prima di tutto un profondo valore personale; non l’hanno appreso da un libro né da un guru del management.

I valori fondamentali racchiusi nel nostro credo potrebbero essere un vantaggio competitivo, ma non è per questo che li abbiamo. Li abbiamo perché definiscono per noi ciò che rappresentiamo e li terremmo anche se diventassero uno svantaggio competitivo in determinate situazioni” – E Ralph S. Larsen, CEO di Johnson & Johnson

Chiaramente non esiste un insieme corretto di valori fondamentali e ciascuna azienda sceglie quelli che sente più suoi.

Non è importante il set di valori, ma è importante che un’azienda li abbia.

Si tende ad avere solo pochi valori fondamentali, di solito fra tre e cinque. E, in effetti, solo pochi valori possono essere veramente fondamentali e capaci di resistere alla prova del tempo.

Lo scopo principale: la seconda parte è la ragione d’essere dell’organizzazione. Non si limita a descrivere l’output dell’organizzazione, ma cattura l’anima e le ragioni della sua esistenza al di là del semplice guadagno.

Bisogna fare attenzione: nell’identificare lo scopo, alcune aziende commettono l’errore di descrivere semplicemente le loro linee di prodotto o i segmenti di clienti. Lo scopo non deve essere confuso con obiettivi o attività specifiche, ma dovrebbe essere duraturo nel tempo e, in qualche modo, irraggiungibile (a differenza del raggiungimento di un obiettivo o il completamento di una strategia); lo scopo è come la stella polare – sempre inseguita, ma mai raggiunta.

2. Il futuro immaginato

Il secondo componente della visione è il futuro immaginato. A sua volta può essere scomposto in due parti: un obiettivo audace a 10/30 anni, più la descrizione di come sarà possibile raggiungerlo. Un futuro immaginato trasmette concretezza perché è visibile e reale ma, allo stesso tempo, con la sua lontananza, coinvolge e ispira.

Le aziende visionarie definiscono un futuro ambizioso, al limite dell’impossibilee lo usano come mezzo per stimolare il progresso.

Tutte le aziende hanno obiettivi. Ma c’è differenza tra avere semplicemente un obiettivo e impegnarsi in una sfida enorme come scalare tutti gli 8.000 (ci sono riusciti solo 14 alpinisti, il primo è stato Reinhold Messner).

Collins lo chiama BHAG: Big Hairy Audacious Goal.

Un BHAG famoso è la dichiarazione del presidente Kennedy del 1961: “Questa nazione dovrebbe impegnarsi a raggiungere l’obiettivo, prima che questo decennio finisca, di far atterrare un uomo sulla luna e riportarlo sano e salvo sulla terra“. Il risultato, ovviamente, fu uno storico sbarco sulla luna nel 1969.

Uno più recente è:

Voglio portare l’uomo su Marte” – Elon Musk

È tangibile, energizzante, altamente focalizzato. Le persone lo capiscono subito; ci vuole poca o nessuna spiegazione.

Perché si deve impostare un obiettivo così lontano nel tempo? Perché così siamo costretti a pensare al di là delle attuali capacità dell’impresa. Un BHAG non deve essere raggiungibile con certezza, ma deve avere una buona probabilità di successo, in modo che l’organizzazione pensi di poterlo comunque raggiungere.

Attenzione: La differenza tra scopo principale e obiettivo ambizioso è proprio questa: lo scopo principale non può mai essere completato, mentre l’obiettivo è raggiungibile. Abbiamo detto che lo scopo principale è come la stella polare da inseguire per sempre, mentre l’obiettivo è la montagna da scalare: una volta raggiunta la vetta, ci si sposta su altre montagne.

E la tua Visione? Adesso è il tuo momento!

Adesso hai due riferimenti: uno è la visione, che fa da bussola e ti aiuta a capire in che direzione andare, mentre l’altro è l’innovazione, che dice che tutto può essere modificato in funzione del contesto e degli obiettivi.

A questo punto non ci sono più scuse: o una cosa è immutabile (→ fa parte della visione) o è modificabile (→ può essere innovata) e le frasi tipo “abbiamo sempre fatto così” o simili, non vanno più bene:

se non è fondamentale, si può cambiare.

Quindi, in chiusura ecco lo spunto di riflessione per questa settimana: qual è la tua visione? È costruita bene? È conosciuta e condivisa in azienda? Ispira?

Pensaci bene, poi riformula la tua visione come fanno le aziende visionarie e infine, lanciati sul cambiamento!


Se vuoi approfondire questi temi, contattami, sarà un piacere dialogare con te.

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