Come spesso sostengo nei miei interventi, siamo di fronte ad uno shift generazionale, una rottura tra le generazioni precedenti (Boomer e gen X) e le nuove generazioni (Millenials, Gen Z). Il punto di rottura tra queste generazioni è segnato dall’arrivo del digitale.
Queste nuove generazioni, in particolare la generazione Z, sono cresciute con il telefono in mano, hanno modelli culturali e cognitivi molto diversi rispetto alle generazioni precedenti e a tratti risultano anche incomprensibili a questi ultimi.
Una dimostrazione è data dalla crescita repentina di brand dedicati alla GenZ e pressoché sconosciuti alle generazioni precedenti ma, sopratutto dal lento declino di brand importanti che non riescono ad interagire con le nuove generazioni e quindi invecchiano insieme ai loro clienti tradizionali.
Con il nome Millennials indichiamo i nati tra la metà degli anni ’80 e la metà degli anni ’90. La parte più “vecchia” di loro, cioè quelli che hanno un’età tra i 35 e i 40 anni, ha vissuto entrambi i mondi, pre e post digital e comprende e interagisce correttamente sia con le generazioni precedenti che con le successive.
Erica Dhawan, autrice che che si occupa di temi come il lavoro contemporaneo, in un post su Medium che ha fatto molto discutere, ha scritto che queste persone possono fare da tramite nella società di oggi fra i giovani della generazione Z e i senior della generazione X potrebbero essere chiamati con il nome di Millennial Geriatrici.
Secondo l’autrice i Millennial Geriatrici sono nella posizione migliore per guidare team di lavoro che operano da remoto e in modalità ibride, destinati a essere i più utilizzati dopo la pandemia.
“Essere fluenti negli stili di comunicazione sia analogici che digitali è un’abilità chiave per i leader di oggi. Consultare i tuoi colleghi Millennial anziani è un ottimo modo per soddisfare le esigenze di tutti” Erica Dhawan.
In sostanza, i millennial geriatrici fungono da ponte tra le generazioni che li precedono e quella che li segue. Sono cioè abbastanza giovani per vivere come nativi digitali, ma anche abbastanza vecchi per capire i "modi tradizionali” di comunicare: "I millennial geriatrici possono leggere il sottotesto di un SMS così come possono cogliere l'esitazione di un cliente nelle loro espressioni facciali durante un incontro di persona. Non sono né ignoranti di tecnologia né così assorbiti da essa che un messaggio vocale incute paura." Dice la Dhawan. Sono stati la prima generazione a crescere con un PC in casa.
Ma perché sono così importanti per le aziende?
Le organizzazioni oggi hanno il personale frammentato tra 5 generazioni: dai Baby Boomers alla Generazione Z. I Millennial Geriatrici possono fare da cerniera, per aiutare a tradurre le esperienze sia di chi si è avvicinato al digitale da grande (Baby Boomer) sia di chi ci è nato dentro (Gen. Z). Ad esempio, possono insegnare le abilità comunicative tradizionali ai dipendenti più giovani e il "linguaggio del corpo digitale" ai membri più anziani del team, gli stili informali dipendenti dalla tecnologia con il linguaggio del corpo tradizionale.
Sono preziosi perché hanno un insieme di competenze variegato a cui fare riferimento, un’abilità che consente loro di soddisfare le esigenze di persone con diversi gradi di comprensione (e pazienza…) per il mondo digitale. Essere fluenti negli stili di comunicazione sia analogici che digitali è un’abilità chiave per i leader di oggi.
Quindi, consultare i colleghi “millennial anziani” è un ottimo modo per affinare la fluidità del team in modo da poter soddisfare le esigenze di tutti.